Ultravioletti e loro effetti deleteri...
Inviato: 10 giugno 2016, 13:46
Si sa... il sole ha anche effetti deleteri, specie su materiali che sono sensibili agli ultravioletti... in genere sono i polimeri che risentono maggiormente di questa azione, sfarinandosi come neve vecchia o diventando inevitabilmente fragili.
Ed cio` che e` accaduto agli schermi del mio amatissimo cronografo, un superbo Prochrono Digital compagno fidato di tante misurazioni, i cui schermi ahime` furono da me improvvidamente dimenticati sul campo di gara, recuperati poi da un amico, che per vie traverse me li fece riavere.
Forse rimasero esposti al sole per troppo tempo, magari lasciati esposti in auto sulla cappelliera, che i candidi schermi diventarono cosi` fragili da spezzarsi tra le mani, al primo tentativo di montaggio sul cronografo.
Beh la cosa non mi fece certo piacere, ma nemmeno mi angustiai piu` di tanto, avendo conoscenze ed attrezzature per recuperare la situazione.
Alla prima occasione mi procurai al brico, una lastra da 1000*500mm in acrilico lattescente di credo 3 millimetri di spessore, non trovando purtroppo quella in policarbonato, materiale bel piu` idoneo del fragile plexiglass ad essere sottoposto a stress meccanici, ma dato che, almeno nel mio caso, spesso la frase "vuolsi cosi` cola` dove si puote cio` che si vuole", non risponda al vero, per cui mi arrangiai con quello che ho a disposizione... cioe` una lastra di acrilico. :-)
Tagliarlo non e` difficile, basta sapere che se non si vogliono collezionare insuccessi e` meglio farlo con una sega a mano, perche` il plexiglass ha la tendenza a impastare i denti della lama che a sua volta genera calore che rammollisce il materiale, che impasta ancora di piu` la lama... in una reazione a catena che finisce con la la rottura della lastra... quindi niente sega a disco, ma nemmeno seghetto alternativo, piu` lento ma che produce un taglio non esaltante, che poi va in qualche modo lisciato... allora tanto vale un seghetto a mano, ma dato che sono innegabilmente pigro, la prospettiva di tutti quel movimento di anda e rianda, senza la certezza di un buon risultato, mi ha spinto a tentare la stessa tecnica che si usa col vetro... una bella incisione precisa e sufficientemente profonda, poi uno spigolo affilato di tavolo, a fare da appoggio, una tavoletta con due strettori a serrare la lastra sul tavolo ed infine la stessa manovra decisa che si usa con una lastra di vetro, magari con l'ausiolio di un quadrellone di legno, per flettere il pezzo che sporge in maniera uniforme... Tac! il suono puo risultare ansiogeno, almeno la prima volta, finche non si osserva il risultato... in genere se si usano cautele simili a quelle descritte, la lastra si spezza in modo preciso, al massimo qualche piccola sbavatura, che puo` essere eliminata, raschiando il bordo con una rasiera.
Una volta accorciate alla giusta lunghezza le striscie ottenute, quattro pezzi in profilato esagonale in alluminio, forato opportunamente e filettato in modo da ricevere una vite di fissaggio, hanno completato la fase produttiva degli schermi, di solito e` a questo punto che mi chiedo se il lavoro fi qui` svolto sia esaurito o se ci sia spazio per miglioramenti ulteriori... ma certo, gli illuminatori !!
Tempo addietro mentre ero in uno di quel bazar gestito da cinesi, avevo acquistato, per una cifra quasi irrisoria, un paio di lunghe striscie di diodi led bianchi, proprio per fare gli illuminatori degli schermi, ma il fatto di aver smarrito questi ultimi, aveva messo uno stop al programma.
Chiamare provvida la rottura di qualcosa, e` sicuramente strano, ma almeno in questo caso, l'esito e` stato provvidenziale :-)
In quattro e quattr'otto appoggiai temporaneamente una fila di led nella mezzeria dei nuovi schermi opalini, equidistante dalle torrette metalliche che fanno da alloggiamento alle aste metalliche degli stessi ed e` a questo punto che mi venne l'idea di dargli diginita` di conduttori elettrici, quindi operai in tal senso saldando sul PCB dei connettori a tulipano e dotai le torrette di brevi spezzoni di filo con i giusti colori, per non equivocare le polarita`. :-)
Il risultato illuminotecnico e` quello che vedete, anche se nella foto il cablaggio dell'alimentazione risulta provvisoriamente alimentato da una batteria, mentre il sistema definitivo prevede anche un alimentatore lineare, onde evitare qualsiasi effetto stroboscopico che possa influire sulla misurazione dello strumento... insomma dentro quel piccolo alimentatore rigorosamente riciclato, sia il trasformatore sia il condensatore di livellamento, sono ben dimensionati onde evitare sfarfallamenti sotto carico.
ciao max
Ed cio` che e` accaduto agli schermi del mio amatissimo cronografo, un superbo Prochrono Digital compagno fidato di tante misurazioni, i cui schermi ahime` furono da me improvvidamente dimenticati sul campo di gara, recuperati poi da un amico, che per vie traverse me li fece riavere.
Forse rimasero esposti al sole per troppo tempo, magari lasciati esposti in auto sulla cappelliera, che i candidi schermi diventarono cosi` fragili da spezzarsi tra le mani, al primo tentativo di montaggio sul cronografo.
Beh la cosa non mi fece certo piacere, ma nemmeno mi angustiai piu` di tanto, avendo conoscenze ed attrezzature per recuperare la situazione.
Alla prima occasione mi procurai al brico, una lastra da 1000*500mm in acrilico lattescente di credo 3 millimetri di spessore, non trovando purtroppo quella in policarbonato, materiale bel piu` idoneo del fragile plexiglass ad essere sottoposto a stress meccanici, ma dato che, almeno nel mio caso, spesso la frase "vuolsi cosi` cola` dove si puote cio` che si vuole", non risponda al vero, per cui mi arrangiai con quello che ho a disposizione... cioe` una lastra di acrilico. :-)
Tagliarlo non e` difficile, basta sapere che se non si vogliono collezionare insuccessi e` meglio farlo con una sega a mano, perche` il plexiglass ha la tendenza a impastare i denti della lama che a sua volta genera calore che rammollisce il materiale, che impasta ancora di piu` la lama... in una reazione a catena che finisce con la la rottura della lastra... quindi niente sega a disco, ma nemmeno seghetto alternativo, piu` lento ma che produce un taglio non esaltante, che poi va in qualche modo lisciato... allora tanto vale un seghetto a mano, ma dato che sono innegabilmente pigro, la prospettiva di tutti quel movimento di anda e rianda, senza la certezza di un buon risultato, mi ha spinto a tentare la stessa tecnica che si usa col vetro... una bella incisione precisa e sufficientemente profonda, poi uno spigolo affilato di tavolo, a fare da appoggio, una tavoletta con due strettori a serrare la lastra sul tavolo ed infine la stessa manovra decisa che si usa con una lastra di vetro, magari con l'ausiolio di un quadrellone di legno, per flettere il pezzo che sporge in maniera uniforme... Tac! il suono puo risultare ansiogeno, almeno la prima volta, finche non si osserva il risultato... in genere se si usano cautele simili a quelle descritte, la lastra si spezza in modo preciso, al massimo qualche piccola sbavatura, che puo` essere eliminata, raschiando il bordo con una rasiera.
Una volta accorciate alla giusta lunghezza le striscie ottenute, quattro pezzi in profilato esagonale in alluminio, forato opportunamente e filettato in modo da ricevere una vite di fissaggio, hanno completato la fase produttiva degli schermi, di solito e` a questo punto che mi chiedo se il lavoro fi qui` svolto sia esaurito o se ci sia spazio per miglioramenti ulteriori... ma certo, gli illuminatori !!
Tempo addietro mentre ero in uno di quel bazar gestito da cinesi, avevo acquistato, per una cifra quasi irrisoria, un paio di lunghe striscie di diodi led bianchi, proprio per fare gli illuminatori degli schermi, ma il fatto di aver smarrito questi ultimi, aveva messo uno stop al programma.
Chiamare provvida la rottura di qualcosa, e` sicuramente strano, ma almeno in questo caso, l'esito e` stato provvidenziale :-)
In quattro e quattr'otto appoggiai temporaneamente una fila di led nella mezzeria dei nuovi schermi opalini, equidistante dalle torrette metalliche che fanno da alloggiamento alle aste metalliche degli stessi ed e` a questo punto che mi venne l'idea di dargli diginita` di conduttori elettrici, quindi operai in tal senso saldando sul PCB dei connettori a tulipano e dotai le torrette di brevi spezzoni di filo con i giusti colori, per non equivocare le polarita`. :-)
Il risultato illuminotecnico e` quello che vedete, anche se nella foto il cablaggio dell'alimentazione risulta provvisoriamente alimentato da una batteria, mentre il sistema definitivo prevede anche un alimentatore lineare, onde evitare qualsiasi effetto stroboscopico che possa influire sulla misurazione dello strumento... insomma dentro quel piccolo alimentatore rigorosamente riciclato, sia il trasformatore sia il condensatore di livellamento, sono ben dimensionati onde evitare sfarfallamenti sotto carico.
ciao max